Uno dei migliori musicisti del ventunesimo secolo

— The Economist

Joan jumping

Joan Wasser (Joan As Police Woman) nasce nel luglio del 1970 nel Maine (Stati Uniti d’America). Adottata da piccola insieme al fratello vicino a New York City – in un’epoca in cui la città era davvero piena di possibilità per una persona dall’indole creativa – viene chiamata così in onore di Giovanna d’Arco. Circondata dal fiorire della musica e dell’arte underground newyorchesi, s’innamora giovanissima della musica, tanto che comincia a studiare violino a otto anni. Già allora coglie la trascendenza di quest’arte, la sua capacità di creare legami (esattamente come si parla di Dio, l’energia che tutti ci unisce) – capacità che da allora continua ad abitare lei e la sua musica.

Appena entrata alle superiori, Joan viene invitata a suonare l’Auferstehung di Mahler nell’orchestra (composta da meritevoli musicisti dello stato) diretta dal leggendario Benjamin Zander. Accesa da un forte entusiasmo per il futuro, continua a studiare violino classico alla Boston University con Yuri Mazurkevich. All’università rimane colpita dai nuovi componimenti classici scritti per ensemble piccoli e ascolta Joni Mitchell, l’art rock, i Bad Brains, Jimi Hendrix – e sfrutta lo strumento persino oltre i suoi limiti (spesso con amplificatori). Comincia a esibirsi regolarmente con svariati gruppi rock indie, fra cui i Mind Science of The Mind, i Grifters e i Dambuilders, con cui nei primi anni Novanta registra brani e va in tour in tutto il mondo, dividendosi il palco con i Weezer, i Sonic Youth, gli Helium e Beck, nonché una miriade di alt rock star del periodo grunge. Si trasferisce definitivamente a New York nel 1994, ma alla tragica morte di Jeff Buckley – sua anima gemella – il violino si rivela improvvisamente troppo minuscolo per contenere l’immensità del dolore dell’esistenza.

Comincia allora a cantare – prima con gli amici dei Black Beetle per elaborare il lutto. Nel 2002 rinasce poi come Joan as Police Woman, in chiaro omaggio alla serie poliziesca degli anni Settanta Police Woman con Angie Dickinson come protagonista. Col tempo diventa una sorta di Wrecking Crew composta da una sola donna: suona piano, chitarra e basso, e scrive gli arrangiamenti delle canzoni che compone (nei testi e nella musica): brani mirati a scandagliare gli anfratti più segreti dell’anima. Ne emerge un sound appassionato e torrido, un po’ Mozart e un po’ Nina Simone, dalle influenze ampie quanto la storia stessa… un sound che sfiora fin l’universale partendo dalle più intime esperienze personali. Nel 1999 entra negli Anthony & the Johnsons (Anohni) e registra I Am A Bird Now: un successo internazionale che nel 2005 vince il Mercury Music Prize. Nel 2004 va in tour con Rufus Wainwright per gli album Want I e II. Ormai Joan registra e si esibisce da sola in apertura ai concerti di Rufus Wainwright nei teatri di tutto il mondo. Dopo uno dei primi support show alla prestigiosa Birmingham Symphony Hall (Regno Unito), risponde a un messaggio entusiasta ricevuto su MySpace da parte del proprietario di un negozio di dischi indie (Tom Rose/Reveal Records) interessato a fondare un’etichetta indipendente; subito dopo la sua musica verrà trasmessa da Marc Riley sulla BBC Radio. Si guadagna un’acclamazione enorme di livello mondiale – nonché molti Best Of Year – con EP (2004) e poi col bellissimo album di debutto Real Life (2006), per il cui singolo “I Defy” ha collaborato con Anthony. Dopo diciotto mesi di tour mondiale per Real Life, perde però la madre. La sofferenza per questo secondo lutto viene esternata nel secondo album, To Survive – che vede la collaborazione di David Sylvian (degli Japan) come vocalist ospite in “Honor Wishes” e di Rufus Wainwright nell’ultimo brano, “To America”.

Sul suo lavoro di musicista, Joan dice:

«La musica mi ha salvato la vita. Non è una questione di scelte: è così e basta.»

Sale veramente alla ribalta nel 2009 con la prima registrazione di Cover, una reinterpretazione di canzoni di Bowie, Hendrix, Iggy Pop, Sonic Youth (e persino Britney Spears!), suonando a una manciata di altri concerti sperimentali a due e al contempo scrivendo l’incredibilmente variegato album del 2011 The Deep Field, che vede l’affiancamento di fortunati motivi pop (“The Magic”) a testi e ritmi dalle sfumature molto più stratificate.

Nel 2014, per la copertina di The Classic Joan si fa spruzzare tutta d’oro. Quest’album prende un sound più ricco, giocoso e profondo – riflesso del momento che sta vivendo. Il video di “Holy City”, il singolo principale, mostra l’artista e gli amici reinterpretare programmi televisivi degli anni Settanta, con abbondanza di ballerini e cowgirl. I concerti del tour si chiudono con Joan che guida il gruppo a cappella, spesso senza amplificatori, in un dolce cullare del pubblico col brano dalle influenze doo wop (che dà il titolo all’album). Tornata a  casa s’imbarca in un’altra sessione sperimentale, per cui usa sintetizzatori analogici e campioni come basi per un pop purissimo, ed esce con Let It Be You (Reveal 2016), con un sorpreso e meravigliato Benjamin Lazar Davis (polistrumentista e autore) – soprattutto in occasione dei concerti, quando ai due si unisce l’anticonformista percussionista electro dei Son Lux Ian Chang. Come sempre, anche questi brani parlano del presente di Joan, come pagine di diario piene di gioia, amore e speranza. Per il San Valentino del 2018 annuncia Damned Devotion (PIAS), che contiene “Warning Bell” e “Tell Me” – entrambi singoli di grande successo radiofonico. Damned Devotion diventa il lavoro accolto con maggior entusiasmo dai tempi di Real Life (dodici anni prima), tanto che il concerto alla Royal Festival Hall di Londra – prima del tour mondiale e di una nuova serie di collaborazioni – fa il tutto esaurito.

«Voglio suonare sempre» dice. «Sono al servizio dell’invisibile forza selvaggia che fa ballare, piangere, baciare, sentire tutto. E che ci mette in contatto con noi stessi e con gli altri.» 

Le collaborazioni sono molte e variegate: Tony Allen, Damon Albarn, Lou Reed, Hal Willner, Beck, Afel Bocoum, Meshell Ndegeocello, Toshi Reagon, Sparklehorse, Laurie Anderson, Sufjan Stevens, John Cale, Aldous Harding, Woodkid, Justin Vivian Bond, RZA, Norah Jones, Lau, Doveman, Steven Bernstein, Gorillaz, Iggy Pop, Rufus Wainwright, Anohni, Nathan Larson, David Byrne e Daniel Johnston. Fa tre tour Africa Express.

All’inizio del 2019, dopo una vita di viaggi frenetici per tutto il mondo, Joan ripensa ai suoi primi quindici anni di musica e decide di raccogliere registrazioni sia live sia in studio in una compilation di tre dischi: Joanthology – che naturalmente diventa un lunghissimo e apprezzatissimo tour in solitaria di sei mesi. La collezione è un tributo al vocabolario musicale di Joan, alla sua capacità di padroneggiare molteplici strumenti e alla ricca qualità delle sua produzione e della sua scrittura – nonché un esempio della sua solidità di artista, collaboratrice e musa sia per il pubblico che per i colleghi artisti e musicisti. Nel Regno Unito, l’Economist afferma: «Joan As Police Woman è uno dei migliori musicisti del ventunesimo secolo».

Quando il mondo si ferma, Joan si rintana nel lavoro, ed esce di casa solo per macinare in bici le strade ora vuote di New York che la portano allo studio a registrare e mixare più album, tutti di novità. Lavora sulle canzoni create grazie alla notturna jam session parigina con la leggenda dell’afro-beat Tony Allen, mixa tracce live, sperimenta e dà vita a cover uniche. Nel maggio del 2020 per la Sweet Police (la sua etichetta) esce Cover Two, secondo album di cover, nel quale reinterpreta pezzi di Gil Scott Heron, Prince, degli Strokes e di Neil Young. Nell’ottobre dello stesso anno esce per la Warner Brothers – all’interno dell’album dei Gorillaz Song Machine – “Simplicity”, scritta da Joan e Damon Albarn. Prima della fine dell’anno esce anche il suo primo album live: diciassette canzoni registrate e perfezionate col gruppo nel corso dei molti mesi di viaggio. Il 2021 si apre con un invito a lavorare al Clive Davis Institute of Record Music della New York University come docente di produzione e songwriting – ed è stata talmente apprezzata dagli studenti che viene ancora invitata a tornare tutti i semestri!

Il 5 novembre del 2021 esce col nuovo album: The Solution Is Restless, una collaborazione fra Joan As Police Woman, il maestro batterista Tony Allen e il polistrumentista Dave Okumu – due star che le concedono abbondante spazio per immergersi ancor più profondamente nella sua musicalità. L’album viene accolto dal plauso unanime della critica – Thom Yorke dei Radiohead ne selezionerà pure dei brani per la sua playlist pubblica, e inviterà Joan a suonare al festival All Points East insieme ai Nick Cave and The Bad Seeds e agli Smile. I due anni trascorsi poi a casa li dedica a scrivere e ad amare, alle collaborazioni e alle gioie della vita. E oggi, nel 2024, Lemons, Limes, and Orchids (dodicesimo album in studio) è il coronamento della voce di Joan e di tutto il suo metamorfico splendore, accompagnata dal suo piano, dai suoi accordi e dalla superstar del soul Meshell Ndegeocello al basso, da Chris Bruce alla chitarra, da Daniel Mintseris alle tastiere e da Parker Kindred e Otto Hauser, a turno, alla batteria. Ne esce un notturno sull’amore e sulla perdita – che altro esiste in fondo al mondo? – e un’analisi dello stato di disorientamento collettivo che stiamo vivendo, un po’ inno alla resistenza e un po’ benedizione del lasciar correre.

«Ciò che adesso apprezzo di più è che mi scrivano cose come: “Questa canzone mi ha fatto superare un momento bruttissimo”. Perché capisco. La vita a volte sa essere assurda, molto difficile. Ma anche meravigliosa, ovviamente. Però è la musica che aiuta me a superare le difficoltà peggiori. A digerirle. Perciò sono felice di contribuire a creare musica di questo tipo per gli altri. È questo a farmi andare avanti.»

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Cover Two

Flood Magazine

Sottile e Sinuoso

The Guardian


“Sensazionale”
Sunday Times

“Musica tanto bella da togliere il fiato”
Uncut

“Piena di bellezza meditativa… incantevole e malata d’amore”
Mojo

“Una voce tanto splendida e commovente da far sembrare banale e ordinario chiunque altro”
The Guardian

“Bellissima”
Q

“La donna più cool del pop”
The Times